mercoledì 2 marzo 2011

Ayutthaya, la città dei cani

Il treno del terzo mondo per Ayutthaya parte con 30 minuti di ritardo dalla stazione di Hualamphong.
Ayutthaya ci accoglie con la medesima afa-umidità di Bangkok; dovremo attendere di essere al nord per poter godere di quella piacevole brezza di montagna.

Wat Phra Mahathat
2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

La stazione di Ayutthaya
Ayutthaya, centro secolare del potere asiatico, oggi offre una parziale testimonianza del suo glorioso passato. Finora è rimasta relativamente indenne dal forte afflusso turistico e gode di un suo fascino particolare, ma la contiguità con Bangkok ne fa una tappa obbligata per i viaggiatori diretti a nord.
Ma Ayutthaya è anche la città dei cani. Tantissimi, spesso aggressivi, incuranti delle auto, delle persone, mai ne vidi di così pulciosi e sporchi.
Noleggiamo una bicicletta appena fuori dalla stazione, ci sobbarchiamo la fatica di caricarla sul traghetto pagando anche il sovraprezzo, ignari che appena scesi dal battello avremmo trovato numerosi e senz’altro più economici altri “rent”. Grrr che rabbia!!!! L'esperienza insegna.
Visitiamo Ayutthaya girando in bicicletta. Sudiamo, ridiamo e sudiamo. E ci divertiamo.
Capitiamo per caso in un tempio poco visitato e fuori dalle rotte turistiche, il Wat Suwan Dararam, una mescolanza di stili architettonici thailandesi. Poi sulla scia di altri ciclisti arriviamo al più frequentato Wat Phra Mahathat dove incastonato in un secolare intrico di radici di un albero si trova la testa di un Buddha. Nessuno sa come la testa sia finita lì ma secondo la leggenda venne abbandonata in seguito al saccheggio di Ayutthaya da parte dei Birmani e le radici degli alberi gli crebbero poi intorno.


La testa del Buddha incastonata in un albero secolare.
2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Riprendiamo le biciclette percorrendo poche centinaia di metri per giungere al più famoso e visitato tempio di Ayutthaya: il Wat Si Sanphet.
I tre imponenti chedi costituiscono una meta obbligata. Al suo interno era situata una statua del Buddha alta 16 metri (Phra Si Sanphet) e ricoperta di 250 kg d’oro, fatto poi fondere dai birmani.
Ormai si è fatto pomeriggio inoltrato e dobbiamo riconsegnare all'orario stabilito le biciclette quindi decidiamo di circumnavigare l’isola in bicicletta per evitare di riprendere il traghetto. Tutto è andato bene ma la fame inizia a sentirsi. Seba mangia degli spiedini di pollo cucinati in un baracchino per strada, io molto reticente solo alla vista, rifiuto. Presa però dalla fame decido di assaggiarne un pezzettino. E poi un altro pezzettino. Ok ho capito la lezione, mai giudicare prima di aver provato! Quindi pentita dopo pochi minuti, mando Seba a prendermi il semplice ma davvero squisito pollo.


Wat Phra Mahathat
2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Wat Phra Mahathat
2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Un’ora abbondante di ritardo per prendere il treno notturno per Chiang Mai si somma alle altre ore che passiamo vagabondeggiando per la stazione ferroviaria. Ormai più che due giovani turisti innamorati sembriamo una coppia di figli dei fiori che si trascina nelle vie polverose della città dei cani.
Il treno notturno thailandese potrebbe far invidia a molti di quelli europei per la pulizia e l’efficenza del personale. Quando si sale il personale monta il letto, mette le lenzuola e le coperte pulite per poi rismontare il tutto la mattina seguente. Le cuccette sono disposte in un’unica carrozza e sono poste una di fronte all’altra. Saliamo sul treno e ci addormentiamo poco dopo. 12 ore di viaggio passano molto velocemente quando si è comodamente appisolati.




Continua a leggere... Il racconto di viaggio prosegue nel prossimo post!

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