sabato 28 febbraio 2009

l'Africa dei safari: il Ngorongoro e il Serengeti

27 febbraio 2009, Arusha
Sveglia alle 5.00: Io odio svegliarmi alle 5! Comincio a sentire il peso del ritmo di questo viaggio. E di certo quel maledetto cane che ha ululato e abbaiato per tutta la notte non mi ha aiutato.
Vedo per la prima volta la nebbia anche in Africa: un chilometro di banco fittissimo e poi svanisce tutt’un tratto. Incredibile!

Serengeti National Park.
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

É dal Malawi che viaggiamo in concomitanza di altri gruppi overland quali i Nomads, i Dragoman, gli Intrepid. É un continuo superarsi per poi ritrovarsi nei punti più suggestivi di questo classico percorso, quale appunto Zanzibar.
La strada per Arusha è lunga, 10 ore abbondanti sempre attenti ai bus che viaggiano a velocità assurda e superano anche nei centri abitati. Non è raro trovare a bordo strada, in qualche fosso, veicoli rovesciati. Oggi ne ho visti due, un camion e un bus, freschi freschi di incidente.
Quando ci fermiamo per il pranzo, ovviamente lungo la strada, un ragazzo scende letteralmente al volo dal bus e si mette al nostro fianco, sotto ad un baobab, chiedendo qualcosa da mangiare. Quando tutti abbiamo finito Takalani prende gli avanzi, pomodori, insalata, cetrioli, pane, li sbatte tutti insieme in una busta di plastica e la porge a sto povero cristo che inizia ad abbuffarsi come un animale. Mi fa quasi pena, ma quando pretende anche una coca cola da bere avrei voglia di mandarlo a quel paese e riprendergli i viveri donati: mi domando perché quando gli si porge una mano cercano sempre di approfittarsene o di fregarti!
Fresca, verde e ricca di vegetazione, Arusha è una delle città tanzaniane più sviluppate e con un ritmo di crescita vertiginoso. Arusha è anche la porta d’accesso all’area protetta del Serengeti e ad altri parchi settentrionali. Questo centro turistico di primaria importanza è dunque anche la “capitale” tanzaniana dei safari. Intorno ad Arusha si estendono piantagioni di caffè, frumento e granoturco.
Nel tardo pomeriggio arriviamo al Masai Camp Site che ha un bel bar-ristorante. Ho una piccola discussione con Takalani perché vuole farmi cucinare stasera. Non era nei patti, il mio compito è quello di lavare ma oggi non è nemmeno il mio turno.
Dopo una piccola sosta al bar me ne vado a dormire, per me è già tardi ma la musica del locale (Madonna e Mickeal Jackson vanno alla grande qui) mi mette qualche difficoltà ad addormentarmi.


28 febbraio 2009                               
Lasciamo il camp site per andare in città dove facciamo una capatina all’internt point: quella stronza mi chiede 7500 scellini per mezz’ora! Fiuto la fregatura e allora aspetto Kasper e Lasse per vedere quanto spenna a loro. Stessa cifra ma a me sembra comunque eccessivo e lo dico alle due guide. Loro si arrabbiano ed entrano nel negozio a protestare. La furba invece di 750 scellini ce ne voleva fregare 7500! Ben 10 volte tanto! “Ok cercare di fregare il turista ma tu sei proprio stronza” ho pensato! Quando mi faccio ridare indietro i miei soldi mi fa pure un mezzo sorriso, io la guardo incagnita scuotendo la testa in segno di disprezzo: disonesta!
Andiamo poi al Curio Market, altra trappola per turisti dove porto via un paio di orecchini e dei porta bicchieri a prezzi davvero ridicoli. Poi spesa, pranzo e si riparte in direzione Ngorongoro.
Ci fermiamo un’oretta in un campeggio perché dobbiamo entrare nell’area del Ngorongoro non prima delle 18.00 in modo che il nostro pass, che dura 24 ore, sia valido anche domani.
Quando entriamo nella Conservation Area godiamo di una spettacolare vista sul cratere: verde e blu sono i colori predominanti. Vediamo decine di bufali, elefanti proprio vicino al Simba A, il camp site pubblico dove dormiremo stanotte. Fa molto freddo e dopo cena si aggirano tra le tende un paio di iene. Io decido che stanotte dormo sul track.

il Curio Market di Arusha
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
il cratere del Ngorongoro
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati


1° marzo 2009                                            
Ore 5.00 sveglia. Sveglia? Perché chi ha dormito?!?!?! Ho sentito per tutta la notte animali aggirarsi attorno al truck, alcuni anche scuoterlo per trovare del cibo dalla cucina sottostante. Io, l'impavida, non ho nemmeno avuto il coraggio di muovere un muscolo, non ho mai saputo quale sia stato l’animale che mi ha tormentato così a lungo. S’ipotizza fosse qualche facocero o bufalo. Anche il freddo ha fatto la sua buona parte. Comunque ne è valsa la pena, il brivido di passare una notte nel Ngorongoro è travolgente, l’adrenalina sale a mille. Il cratere vulcanico si trova a 2200 metri sul livello del mare, misura oltre 16 chilometri di diametro e occupa in totale un'area di circa 265 km². Si tratta della più grande caldera intatta del mondo.
 Sulla corona del cratere corre un'unica strada. Ci sono quattro vie che collegano la corona con l'interno del cratere; il percorso richiede circa 30 minuti in fuoristrada. Grazie alla buona piovosità, agli stagni e ai piccoli laghi e torrenti interni, alla nebbia notturna che circonda e alimenta le foreste dei pendii del vecchio vulcano, la zona è divenuta un vero e proprio ecosistema. La savana occupa la zona più interna del cratere, alternandosi a tratti di palude, macchie di acacia e zone aride semi-desertiche; al centro del cratere si trova un lago. Nel cratere la concentrazione di fauna è impressionante: si calcola che sia abitato da oltre 25000 animali di grossa taglia. L'immagine più tipica è probabilmente quella degli enormi branchi di zebre e gnu, ma nel cratere abita la gran parte delle specie tipiche della savana: elefanti, leoni, bufali, iene, sciacalli, ippopotami, babbuini, nonché alcune razze piuttsto rare di rinoceronti bianchi, ultimi superstiti di una specie che nel resto della Tanzania è minacciata dall'estinzione.
 Innumerevoli le specie di uccelli attratte dalla riserva, che con i suoi numerosi specchi d'acqua, costituisce un richiamo per la fauna migratrice: tra essi meritano una segnalazione particolare i fenicotteri, che qui costituiscono una delle colonie più numerose di tutta l'Africa. Assenti le giraffe e gli impala. Le locali tribù Masai hanno il diritto di pascolo in questa zona e può capitare di incontrarle con il loro bestiame.
Entriamo nel cratere che albeggia. Avvistiamo subito una gran quantità di animali. Oltre ai soliti bufali, facoceri, giraffe, zebre, elefanti, sono riuscita a vedere iene, sciacalli, fenicotteri, stock e altri uccelli particolari, ippopotami da vicinissimo e…niente meno che ben sei leoni! Quattro femmine e due maschi. Che emozione! Le prime tre femmine le avvistiamo da lontano e con la jeep le pediniamo cercando di non perderne le tracce. Ci vengono incontro e ci attraversano la strada. Una si accuccia proprio a bordo pista, ci volge la schiena e ogni tanto si gira verso di noi: sembra che si sia messa lì, in posa proprio per farsi ammirare. Un’altra leonessa è seduta nell’erba, si guarda in giro. Poco più in là i due leoni maschi sonnecchiano e sbadigliano. La vera africa.

i Masai
Cratere del Ngorongoro
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Cratere del Ngorongoro
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Cratere del Ngorongoro
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Torniamo al camp site dove pranziamo e ripartiamo in direzione Serengeti.
Il Parco Nazionale del Serengeti è il luogo dove il mistero e il fascino dell’Africa si manifestano con immane potenza e dove si possono toccare con mano la bellezza e il ritmo della natura come raramente accade altrove. Nelle sue sterminate pianure prive di alberi si rinnova in continuazione uno dei cicli naturali più imponenti del pianeta: gli impressionanti movimenti migratori che si verificano ogni anno alla costante ricerca di nuovi pascoli.
Il Serengeti è famoso anche per i predatori che ospita, in particolare i leoni. Noi purtroppo non avvistiamo alcun animale ad eccezione delle solite antilopi.
Il pomeriggio si fa più interessante quando dalla vegetazione George, non so come abbia fatto, è riuscito a scovare un leopardo che dormiva su un albero distante una ventina di metri. Non si vedeva benissimo a occhio nudo perché si mimetizzava alla perfezione con il colore della vegetazione, inoltre era girato di schiena. Sono riuscita a vederlo solo cono lo zoom ma è stato fantastico lo stesso. Ora posso dirmi soddisfatta, ho visto tutti i 5 Big Five.
In prima serata arriviamo in uno spiazzo adibito a camp site. Non siamo soli, con noi altri truck. Ho lo stesso problema per la paura degli animali come la notte scorsa e devo valutare bene se far dormire con me Takalani oppure no.

Riuscite a vedere il leopardo nel riquadro rosso?

2 marzo 2009                                           
Alla fine decido di far dormire con me Takalani: mai scelta più sbagliata! Russava da far paura. E in più non c’era nessun animale che si aggirava nei paraggi! Durante il game safari ci impantaniamo con il truck. Sembra un film: noi in panne in mezzo alla savana con la probabilità che ci siano leoni o altri animali pericolosi pronti ad attaccarci. Il truck rischia anche di ribaltarsi e sembra che non ci siano molte speranze per uscire da questa difficile situazione. Dopo estenuanti e continui spalamenti e spinte, circa un’ora più tardi, riusciamo a portare il track sulla giusta via e riprendiamo la strada verso il campeggio. Un game inutile, ho visto solo un serval. In compenso ho fatto foto eccezionali all’alba.

Serengeti National Park
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati


Serengeti National Park
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Dopo aver percorso il Wester Corridor e visto centinaia di gnu, decine di zebre e giraffe e tanti altri animali, usciamo ufficialmente dal Serengeti Nationalpark. Non pranziamo perché abbiamo fatto un misero brunch dopo il safari. Non mi va giù questa storia, ho fame e colazione e pranzo ci sono dovuti perché inclusi nel prezzo. Lo faccio notare a Takalani. Sono molto seccata oltre che affamata: ho pagato per questo viaggio e comincio a essere stanca di dormire in posti pulciosi e mangiare male. Lui per cercare di recuperare un po’ la situazione ci compra delle banane al primo paese che incontriamo.
Nel pomriggio arriviamo a Musoma, sul Lago Vittoria. Non so perché  tutti dicono che questo posto sia eccezionale. A me non dice nulla, non si può nemmeno fare il bagno perché l’acqua è infestata dalla bilarzosi e puzza. Mi faccio finalmente una doccia dopo due giorni…. Ceniamo con pesce e patate e poi me ne vado a letto. A quanto ho capito questa sarà l'ultima notte di tenda: finalmente!


Continua a leggere... Il racconto di viaggio prosegue nel prossimo post!



Nessun commento:

Posta un commento