sabato 28 febbraio 2009

l'Africa dei safari: il Ngorongoro e il Serengeti

27 febbraio 2009, Arusha
Sveglia alle 5.00: Io odio svegliarmi alle 5! Comincio a sentire il peso del ritmo di questo viaggio. E di certo quel maledetto cane che ha ululato e abbaiato per tutta la notte non mi ha aiutato.
Vedo per la prima volta la nebbia anche in Africa: un chilometro di banco fittissimo e poi svanisce tutt’un tratto. Incredibile!

Serengeti National Park.
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

É dal Malawi che viaggiamo in concomitanza di altri gruppi overland quali i Nomads, i Dragoman, gli Intrepid. É un continuo superarsi per poi ritrovarsi nei punti più suggestivi di questo classico percorso, quale appunto Zanzibar.
La strada per Arusha è lunga, 10 ore abbondanti sempre attenti ai bus che viaggiano a velocità assurda e superano anche nei centri abitati. Non è raro trovare a bordo strada, in qualche fosso, veicoli rovesciati. Oggi ne ho visti due, un camion e un bus, freschi freschi di incidente.
Quando ci fermiamo per il pranzo, ovviamente lungo la strada, un ragazzo scende letteralmente al volo dal bus e si mette al nostro fianco, sotto ad un baobab, chiedendo qualcosa da mangiare. Quando tutti abbiamo finito Takalani prende gli avanzi, pomodori, insalata, cetrioli, pane, li sbatte tutti insieme in una busta di plastica e la porge a sto povero cristo che inizia ad abbuffarsi come un animale. Mi fa quasi pena, ma quando pretende anche una coca cola da bere avrei voglia di mandarlo a quel paese e riprendergli i viveri donati: mi domando perché quando gli si porge una mano cercano sempre di approfittarsene o di fregarti!
Fresca, verde e ricca di vegetazione, Arusha è una delle città tanzaniane più sviluppate e con un ritmo di crescita vertiginoso. Arusha è anche la porta d’accesso all’area protetta del Serengeti e ad altri parchi settentrionali. Questo centro turistico di primaria importanza è dunque anche la “capitale” tanzaniana dei safari. Intorno ad Arusha si estendono piantagioni di caffè, frumento e granoturco.
Nel tardo pomeriggio arriviamo al Masai Camp Site che ha un bel bar-ristorante. Ho una piccola discussione con Takalani perché vuole farmi cucinare stasera. Non era nei patti, il mio compito è quello di lavare ma oggi non è nemmeno il mio turno.
Dopo una piccola sosta al bar me ne vado a dormire, per me è già tardi ma la musica del locale (Madonna e Mickeal Jackson vanno alla grande qui) mi mette qualche difficoltà ad addormentarmi.


28 febbraio 2009                               
Lasciamo il camp site per andare in città dove facciamo una capatina all’internt point: quella stronza mi chiede 7500 scellini per mezz’ora! Fiuto la fregatura e allora aspetto Kasper e Lasse per vedere quanto spenna a loro. Stessa cifra ma a me sembra comunque eccessivo e lo dico alle due guide. Loro si arrabbiano ed entrano nel negozio a protestare. La furba invece di 750 scellini ce ne voleva fregare 7500! Ben 10 volte tanto! “Ok cercare di fregare il turista ma tu sei proprio stronza” ho pensato! Quando mi faccio ridare indietro i miei soldi mi fa pure un mezzo sorriso, io la guardo incagnita scuotendo la testa in segno di disprezzo: disonesta!
Andiamo poi al Curio Market, altra trappola per turisti dove porto via un paio di orecchini e dei porta bicchieri a prezzi davvero ridicoli. Poi spesa, pranzo e si riparte in direzione Ngorongoro.
Ci fermiamo un’oretta in un campeggio perché dobbiamo entrare nell’area del Ngorongoro non prima delle 18.00 in modo che il nostro pass, che dura 24 ore, sia valido anche domani.
Quando entriamo nella Conservation Area godiamo di una spettacolare vista sul cratere: verde e blu sono i colori predominanti. Vediamo decine di bufali, elefanti proprio vicino al Simba A, il camp site pubblico dove dormiremo stanotte. Fa molto freddo e dopo cena si aggirano tra le tende un paio di iene. Io decido che stanotte dormo sul track.

il Curio Market di Arusha
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
il cratere del Ngorongoro
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati


1° marzo 2009                                            
Ore 5.00 sveglia. Sveglia? Perché chi ha dormito?!?!?! Ho sentito per tutta la notte animali aggirarsi attorno al truck, alcuni anche scuoterlo per trovare del cibo dalla cucina sottostante. Io, l'impavida, non ho nemmeno avuto il coraggio di muovere un muscolo, non ho mai saputo quale sia stato l’animale che mi ha tormentato così a lungo. S’ipotizza fosse qualche facocero o bufalo. Anche il freddo ha fatto la sua buona parte. Comunque ne è valsa la pena, il brivido di passare una notte nel Ngorongoro è travolgente, l’adrenalina sale a mille. Il cratere vulcanico si trova a 2200 metri sul livello del mare, misura oltre 16 chilometri di diametro e occupa in totale un'area di circa 265 km². Si tratta della più grande caldera intatta del mondo.
 Sulla corona del cratere corre un'unica strada. Ci sono quattro vie che collegano la corona con l'interno del cratere; il percorso richiede circa 30 minuti in fuoristrada. Grazie alla buona piovosità, agli stagni e ai piccoli laghi e torrenti interni, alla nebbia notturna che circonda e alimenta le foreste dei pendii del vecchio vulcano, la zona è divenuta un vero e proprio ecosistema. La savana occupa la zona più interna del cratere, alternandosi a tratti di palude, macchie di acacia e zone aride semi-desertiche; al centro del cratere si trova un lago. Nel cratere la concentrazione di fauna è impressionante: si calcola che sia abitato da oltre 25000 animali di grossa taglia. L'immagine più tipica è probabilmente quella degli enormi branchi di zebre e gnu, ma nel cratere abita la gran parte delle specie tipiche della savana: elefanti, leoni, bufali, iene, sciacalli, ippopotami, babbuini, nonché alcune razze piuttsto rare di rinoceronti bianchi, ultimi superstiti di una specie che nel resto della Tanzania è minacciata dall'estinzione.
 Innumerevoli le specie di uccelli attratte dalla riserva, che con i suoi numerosi specchi d'acqua, costituisce un richiamo per la fauna migratrice: tra essi meritano una segnalazione particolare i fenicotteri, che qui costituiscono una delle colonie più numerose di tutta l'Africa. Assenti le giraffe e gli impala. Le locali tribù Masai hanno il diritto di pascolo in questa zona e può capitare di incontrarle con il loro bestiame.
Entriamo nel cratere che albeggia. Avvistiamo subito una gran quantità di animali. Oltre ai soliti bufali, facoceri, giraffe, zebre, elefanti, sono riuscita a vedere iene, sciacalli, fenicotteri, stock e altri uccelli particolari, ippopotami da vicinissimo e…niente meno che ben sei leoni! Quattro femmine e due maschi. Che emozione! Le prime tre femmine le avvistiamo da lontano e con la jeep le pediniamo cercando di non perderne le tracce. Ci vengono incontro e ci attraversano la strada. Una si accuccia proprio a bordo pista, ci volge la schiena e ogni tanto si gira verso di noi: sembra che si sia messa lì, in posa proprio per farsi ammirare. Un’altra leonessa è seduta nell’erba, si guarda in giro. Poco più in là i due leoni maschi sonnecchiano e sbadigliano. La vera africa.

i Masai
Cratere del Ngorongoro
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Cratere del Ngorongoro
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Cratere del Ngorongoro
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Torniamo al camp site dove pranziamo e ripartiamo in direzione Serengeti.
Il Parco Nazionale del Serengeti è il luogo dove il mistero e il fascino dell’Africa si manifestano con immane potenza e dove si possono toccare con mano la bellezza e il ritmo della natura come raramente accade altrove. Nelle sue sterminate pianure prive di alberi si rinnova in continuazione uno dei cicli naturali più imponenti del pianeta: gli impressionanti movimenti migratori che si verificano ogni anno alla costante ricerca di nuovi pascoli.
Il Serengeti è famoso anche per i predatori che ospita, in particolare i leoni. Noi purtroppo non avvistiamo alcun animale ad eccezione delle solite antilopi.
Il pomeriggio si fa più interessante quando dalla vegetazione George, non so come abbia fatto, è riuscito a scovare un leopardo che dormiva su un albero distante una ventina di metri. Non si vedeva benissimo a occhio nudo perché si mimetizzava alla perfezione con il colore della vegetazione, inoltre era girato di schiena. Sono riuscita a vederlo solo cono lo zoom ma è stato fantastico lo stesso. Ora posso dirmi soddisfatta, ho visto tutti i 5 Big Five.
In prima serata arriviamo in uno spiazzo adibito a camp site. Non siamo soli, con noi altri truck. Ho lo stesso problema per la paura degli animali come la notte scorsa e devo valutare bene se far dormire con me Takalani oppure no.

Riuscite a vedere il leopardo nel riquadro rosso?

2 marzo 2009                                           
Alla fine decido di far dormire con me Takalani: mai scelta più sbagliata! Russava da far paura. E in più non c’era nessun animale che si aggirava nei paraggi! Durante il game safari ci impantaniamo con il truck. Sembra un film: noi in panne in mezzo alla savana con la probabilità che ci siano leoni o altri animali pericolosi pronti ad attaccarci. Il truck rischia anche di ribaltarsi e sembra che non ci siano molte speranze per uscire da questa difficile situazione. Dopo estenuanti e continui spalamenti e spinte, circa un’ora più tardi, riusciamo a portare il track sulla giusta via e riprendiamo la strada verso il campeggio. Un game inutile, ho visto solo un serval. In compenso ho fatto foto eccezionali all’alba.

Serengeti National Park
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati


Serengeti National Park
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Dopo aver percorso il Wester Corridor e visto centinaia di gnu, decine di zebre e giraffe e tanti altri animali, usciamo ufficialmente dal Serengeti Nationalpark. Non pranziamo perché abbiamo fatto un misero brunch dopo il safari. Non mi va giù questa storia, ho fame e colazione e pranzo ci sono dovuti perché inclusi nel prezzo. Lo faccio notare a Takalani. Sono molto seccata oltre che affamata: ho pagato per questo viaggio e comincio a essere stanca di dormire in posti pulciosi e mangiare male. Lui per cercare di recuperare un po’ la situazione ci compra delle banane al primo paese che incontriamo.
Nel pomriggio arriviamo a Musoma, sul Lago Vittoria. Non so perché  tutti dicono che questo posto sia eccezionale. A me non dice nulla, non si può nemmeno fare il bagno perché l’acqua è infestata dalla bilarzosi e puzza. Mi faccio finalmente una doccia dopo due giorni…. Ceniamo con pesce e patate e poi me ne vado a letto. A quanto ho capito questa sarà l'ultima notte di tenda: finalmente!


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martedì 24 febbraio 2009

Il paradiso si chiama Zanzibar

Un taxi collettivo ci porta al ferry di Dar per prendere il traghetto per Zanzibar. Takalani si ostina a starmi vicino, sono al limite della sopportazione. Appena aprono l’accesso all’esterno mi ci precipito con la voglia di prendere un po’ d’aria fresca. Due ore abbondanti ci portano a Stone Town, dove alloggiamo al Flamingo Guesthouse, che proprio non è il massimo ma è pulito e poi ci stiamo solo per una notte. Ci sono almeno 45° C, così mi dice la nuova guida locale. Sto morendo, non ho mai sofferto così tanto il caldo. Visitiamo la Chiesa Anglicana con l’annesso mercato degli schivai, dove tenevano in piccole e buie celle almeno 50 persone.
In seguito facciamo un giro per la città vecchia. La città sorge su una penisola triangolare sulla costa occidentale dell'isola ed è caratterizzata da un labirinto di vicoli ricchi di case, negozi, bazar e moschee. Ci si sposta a piedi, in bicicletta o in moto; le automobili sono inutilizzabili nella maggior parte delle vie interne, troppo strette. È tutto fatiscente ma mi attrae molto. Incontro tantissimi italiani. È un posto pieno di negozietti per turisti che vendono tutti le stesse cose.

Stone Town
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Stone Town
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Stone Town
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati



Le “two ladies” si sono presentati nella hall dell’albergo a torso nudo e si sono stupiti tanto quando Angem gli ha chiesto di mettersi una maglietta: ma non sanno che si trovano in un paese musulmano?
Ci concediamo un aperitivo, siamo tutti al Africa House a chiacchierare e rilassarci sulla terrazza. L’ambiente è ideale per guardare il sole che va a morire nel mare.
Per cena ci spostiamo ai giardini sottostanti dove ci sono decine di venditori ambulanti che vendono dal pesce alla carne, dalla pizza alle patatine. Prendo 2 spiedini di gamberoni e patatine: tutto ottimo.
Siamo tutti stanchi e dopo una piccola bevuta sempre all’africa House ce ne torniamo tutti nei nostri loculi.

23 febbraio 2009                                        
La sveglia è libera ma mi alzo lo stesso presto. Il caldo soffocante di questa notte non mi ha fatto chiudere occhio. Avevo persino paura ad attivare la ventola perché mi sembrava che rimanesse attaccata al soffitto per grazia di Dio e quindi l’ho accesa solo verso le 6 di mattina quando ero comunque più vigile. Passiamo la mattinata tra il mercato del pesce di Stone Town e il tour delle spezie. É stato interessante assaggiare sapori diversi dai miei usuali e i frutti della vegetazione locale. Purtroppo ha cominciato a diluviare! Ho comprato la “lemon grass” per fare il the, un’erba eccezionale anche se a prezzi proibitivi per il luogo (3 dollari a sacchetto!).

Nel primo pomeriggio arriviamo a Nungwi, al nord dell’isola. In un primo momento quando vedo il mio bungalow mi viene da piangere, quando mi servono al ristornate mi viene da piangere ancora di più. Penso che sia solo il nervosismo che mi prende, lecitamente, in questi giorni. Poi dopo un paio d’ore passa tutto, mi rilasso e tutto mi sembra magnifico.
Questo grande villaggio, annidato tra boschetti di palme all’estremità settentrionale di Zanzibar, è un centro di costruzione dei “dhow” e una delle principali destinazioni turistiche dell’isola. É anche la località dove tradizione e modernità si scontrano con maggiore evidenza. Sulla splendida spiaggia di sabbia bianca i pescatori siedono all’ombra a riparare le reti e i pesci pescati il mattino sono messi a seccare su linde rastrelliere di legno; sotto gli abili colpi di ascia dei carpentieri che costruiscono i dhow, un mestiere vecchio di secoli, le assi rozzamente tagliate tornano lentamente a nuova vita. Tuttavia, se vi allontanate di qualche passo dalla spiaggia entrerete in un mondo completamente diverso, con musica a tutto volume, internet bar, una serie piuttosto eterogenea di guest house l’una vicina all'altra e una decisa atmosfera di festa.
Nel tardo pomeriggio faccio una capatina all’internet point e poi di corsa in spiaggia a fare il bagno. L’acqua azzurra anche se non pulitissima è calda.

Zanzibar, Nungwi
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
il "dhow" la tipica imbarcazione di Zanzibar2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Alle 20.00 dopo un piccolo aperitivo sotto al patio delle nostre stanze, andiamo a mangiare in un locale sulla spiaggia: che figo non lo avevo mai fatto! Mangio calamari, barracuda e patatine, il tutto non è per niente male. Poi la spiaggia si riempie di gente, sembrano un po’ tutti figli dei fiori, seduti sulla sabbia a guardare il mare che si ritira e le stelle che brillano in cielo. Qualcuno fuma canne, l’odore forte si propaga nell’aria ma nessuno sembra farci troppo caso. A proposito sull’argomento droga: nel pomeriggio Takalani mi prende da parte e mi dice che quando andremo al villaggio mi si avvicinerà gente nel tentativo di vendermi roba. Dice di non comprare assolutamente nulla da loro perché molte volte sono poliziotti in borghese. Dice anche che se avessi mai bisogno di “qualcosina”, non essere timida e chiedere a lui che vedrà se potrà aiutarmi. Wow, ho una guida-pusher!


24 febbraio 2009                                                
Takalani bussa alla mia porta perché devo andare a fare colazione e poi snorkeling. Saluto Bianca che se ne torna a Johannesburg, questo è stato il suo ultimo viaggio da guida turistica, da domani inizierà un nuovo e totalmente diverso lavoro.
Alle 9.00 si parte l’avventurosa giornata di snorkeling che in sé dura più o meno mezz’ora, ma ci tiene impegnati tutto il giorno. Due ore per andare e altre 2 per tornare, più un’oretta di stop per il lunch su una spiaggia deserta mangiando pesce e tonno. All’andata ci siamo imbattuti in una tempesta tropicale che mi ha completamente lavato anche se mi trovavo sotto la tettoia dell’imbarcazione. La barriera corallina è stata abbastanza deludente, quella del Mar Rosso è in assoluto la migliore. Insomma l’escursione è stata una sola come solo quelle i locali sanno darti. Mi sono comunque divertita e ho conosciuto un gruppo di Avventure nel Mondo, lo stesso gruppo che da mesi tenevo d’occhio in internet perché avrei voluto partecipare al loro tour: le coincidenze della vita!


L'isola deserta dove abbiamo pranzato dopo lo snorkeling2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

La compagnia m’invita a cenare con loro ed io accetto più che volentieri. Takalani si autoinvita ma rimane per quasi tutta la sera in disparte senza dare fastidio a nessuno. Un po’ mi spiace per lui ma sapeva bene a cosa sarebbe andato incontro; ha vissuto direttamente sulla sua pelle il problema della lingua, l’essere semi-escluso dalle conversazioni, l’essere emarginato. Ma non sembra farsene un grosso problema. Mi osserva attentamente, saprò solo in seguito che il suo scopo era quello di utilizzare questa occasione per capire il mio comportamento e il mio reale carattere quando mi trovo con persone che parlano la mia stessa lingua. La sua conclusione è che sono una persona sorprendentemente gradevole, splendida quando sorrido e socievole. Grazie, che novità! Tornando alla cena, mangio uno squisito polpo con patatine e passo una piacevole serata. Poi ci raggiungono le 2 ladies ed un altro ragazzo danese che si sono dati appuntamento con il gruppo italiano per andare a guardare tutti insieme la partita di calcio Roma-Arsenal. Io però sono stanca e decido di tornare in camera. Takalani non mi lascia tornare da sola e mi vuole accompagnare a tutti i costi e visto l’ambiente notturno del paese direi che accetto volentieri e lo ringrazio. Mi vuole offrire una birra al bar della spiaggia ma io rifiuto e declino l’invito anche per il massaggio che mi propone. Comincio a pensare che sia cotto di me o che sia fortemente in astinenza!




25 febbraio 2009        
La giornata inizia con una lunga passeggiata sull’interminabile bagnasciuga di Nungwi e poi prosegue tranquilla tra spiaggia e bar. Oggi totale relax, non faccio assolutamente nulla. Takalani mi sta attaccato al culo e la cosa comincia a darmi veramente noia: così tanto che a cena appena finisco di mangiare pago il mio conto e mi rintano in camera mia. Voglio stare da sola. Sarà anche perché continuo a pensare al Gio, oggi è l’anniversario della sua morte e io non riesco proprio a smettere di pensare a lui. Cerco di non piangere ma a volte mi viene difficile. Me ne vado a letto totalmente vuota.

Zanzibar, Nungwi
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati


26 febbraio 2009       
Inizio la giornata bombardata di messaggi di Stefano che mi assilla, oggi sono intollerante verso chiunque! In mattinata lasciamo Nungwi per dirigerci nello stesso pulciosissimo posto dell’altro giorno per il pranzo. Evidentemente Angem ha una bella percentuale per i turisti che porta in questo buco.
Alle 13.00 parte, secondo l’orario africano, il traghetto. La traversata passa abbastanza velocemente tra una pennichella ed un poco rassicurante film su una famiglia che fa un safari e tutti vengono sbranati dai leoni: ottimo direi visto che i prossimi giorni li passeremo proprio facendo safari!
Arriviamo allo stesso campeggio di Dar Es Salaam, ributto giù la mia maledetta tenda (mai montata così male) e mi faccio una doccia perché oggi ne ho proprio piene le palle!
Sono incazzata con il mondo anche se nessuno mi ha fatto alcun torto, sono triste, sono angosciata… sono semplicemente sola e probabilmente nel momento più sbagliato dell’anno. É stata una mia scelta allontanarmi dalle persone che amo per celare quel lato del mio carattere che più odio e non riesco a controllare: fingere che tutto va bene non serve a nulla. Quando si è disperati e tristi bisogna piangere e sfogarsi. Punto e basta.

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sabato 21 febbraio 2009

Il traffico di Dar è tentacolare!!!!

Un’altra levataccia, un’altra giornata di trasferimento e un altro problema tecnico con il truck: sono quasi stufa!!!Passiamo attraverso il Mikumi NP e avvistiamo bufali, giraffe, impala, kudu ed elefanti. Giornata abbastanza anonima, solito stop for lunch in mezzo alla strada e soliti ed infiniti posti di blocco della polizia: questa volta a fermarci è una poliziotta e alla guida c’è Takalani che quando vede una donna sotto i 100 kg non capisce più niente!

Messaggio di benvenuto...
Elefanti al Mikumi National Park



Man mano che ci avviciniamo a Dar Es Salaam aumentano le palme, il traffico, i camion, lo sporco e la puzza. Rettifico: è questa la città più orrenda che abbia mai visto!
Dar es Salaam, in arabo "casa della pace", è la più grande città della Tanzania, il principale polo economico e il primo porto del paese. Pur essendo la città più sviluppata della Tanzania, Dar è molto diversa dalla occidentalizzata Nairobi e mantiene tuttora l'atmosfera e l'aspetto tipico della città coloniale. I grattacieli e i grandi viali presenti in alcuni quartieri costituiscono un'eccezione; la maggior parte degli edifici sono bassi, le vie polverose e affollate, le palme e le mangrovie dominano ancora la costa. Nel porto attraccano grandi navi da crociera e mercantili, ma anche dhow a vela e le canoe dei pescatori. La popolazione povera di Dar è in gran parte costituita da giovani, che devono affrontare un’infinità di problemi. Le aree periurbane povere sono sempre più caratterizzate da abitazioni fatiscenti, affollamento e scarse condizioni igieniche; le latrine sono comuni, a pozzo nero (e soggette a straripare nella stagione delle piogge) e la raccolta dei rifiuti avviene in modo irregolare. Quindi i rifiuti vengono spesso bruciati o sotterrati, con i conseguenti pericoli legati all'inquinamento dell'aria e del suolo e alla diffusione nell'ambiente di sostanze tossiche. Il traffico di Dar poi è assurdo, mai vista una cosa del genere: è l’anarchia totale, ognuno fa quello che vuole. Gente che attraversa la strada all'ultimo minuto e devi essere proprio pronto di riflessi per schivarli. Gente che sorpassa a destra e poi anche a sinistra (anche noi); non capisco più quale sia il giusto senso di marcia! Ovviamente gente che passa con il rosso. È un delirio totale!
Tutto questo basta a renderla una città per me invivibile.
Campeggiamo al Silver Beach Camp Site che si trova direttamente sulla spiaggia. Non è un posto idilliaco ma ci si sta bene ed ha un bar con musica.

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venerdì 20 febbraio 2009

Lake Malawi: "A very very beautiful place"

Malawi, Nkhata Bay (Kande Beach) – Chitimba
Poco dopo la partenza ci fermiamo a fare la spesa in un tipico mercato malawiano. Sono assalita dalla puzza. Il mercato è diviso in settori, dalla frutta e verdura la pesce, dalle cose per la casa alla musica. Dappertutto comunque un odore terrificante, non potrei mai pensare di mangiare quelle cose e uscirne sana.
Sulla riva settentrionale del lago Malawi si trova Chitimba, un villaggio situato a nord al confine con la Tanzania. Siamo saliti e scesi da una piccola montagna e abbiamo ammirato un panorama mozzafiato. L’acqua del lago era di colore blu turchese, però quando sono arrivata alla spiaggia magicamente trasformata in marrone: Bianca ci sconsiglia di fare il bagno. Il lodge-campeggio si trova su una spiaggia dorata, tra palme e alberi di banane e papaia. Passo il pomeriggio a sonnecchiare all'ombra, niente di che. Sono lercia, mi guardo i vestiti che indosso da almeno 3 giorni: sono lerci anche loro ma non ho voglia ne di cambiarmi ne di fare la doccia: that’s Africa man!
La sera l’ennesimo diluvio universale ci accompagna per tutta la nottata ma io monto la mia tenda sotto una tettoia di protezione e non ho molti problemi di umido o bagnato.

Vista sul lago del Malawi2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Lago Malawi
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati


20 febbraio 2009                    
Tanzania, Chitimba – Kisolanga
Ore 4.30: la sveglia oggi è prestissimo, alle 5.45 siamo già in viaggio verso la Tanzania. Oggi sarà un lungo giorno di trasferimento.
Alla dogana vedo un tipo che ha i pantaloni talmente grandi che li deve tenere allacciati con la cintura quasi sotto le ascelle. Lo so che non dovrei ridere ma ha anche un’aria da stupido o forse sono io che sono solo stanca di vedere sempre cosi tanta povertà che sto cominciando ad esserne indifferente.
Gli uomini vanno in giro con mazzette di banconote locali che non valgono niente. Cercano qualche pollo da truffare, oppure tentano di venderti di tutto, anche le cose più inutili come ad esempio un mazzo di carte.
Il viaggio prosegue. Dopo pochi chilometri Bianca investe un cucciolo di maiale: chissà se sarà morto? Gli altri ci ridono su tutto il giorno per questo episodio ma io non ci trovo nulla di divertente!

Nel pomeriggio arriviamo alle Old Houes Farm Kisolanga dove facciamo un update perché con la pioggia che scende nessuno di noi ha voglia di piantarsi la tenda.
Bianca non mi frega più, ogni volta spaccia per “very very beautiful place” posti che poi secondo me fanno schifo o sono anonimi proprio come questo. La cosa mi preoccupa molto perché quando le ho chiesto come fosse il posto dove staremo a Zanzibar ha aggiunto un “very” in più del solito….
In un batter d’occhio è già sera perché mi dimentico di tirare ancora un’ora più avanti l’orologio. Ceniamo nel ristorante del camp che è molto caratteristico: è costruito con fango e sterco di vacca ed ha il tetto in paglia. È insomma come le tipiche case africane.
La zuppa di pomodoro con pane al burro è squisita ma il resto è pietoso: anche stasera sto leggera, di sto passo torno a casa dimagrita di 10 kg.

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martedì 17 febbraio 2009

Relax in Malawi

Anche oggi ci facciamo le nostre quattro ore abbondanti di viaggio per arrivare, verso le 17, al Kande Beach sul Lake Malawi. Qui staremo per i prossimi due giorni interi. Prendo una cabina pagando la differenza che la Drifters ha già pagato per la tenda. In totale aggiungo al conto circa 5 dollari al giorno. La sistemazione è veramente spartanissima, quasi era meglio la tenda…. (ndr invece non fu mai scelta più azzeccata visti i continui temporali notturni che rendono invivibili le tende).
È quasi l’1 di notte, vado a dormire “tardi” stasera, dopo aver giocato a biliardo, bevuto quanto basta e fatto quattro risate.



17 febbraio 2009
Mi sveglio senza vincoli d’orario e senza piani per la giornata, oggi è free. Mi rilasso un po’ in spiaggia sotto l’ombrellone. Nel pomeriggio io, Simone e Mette con un’improvvisata guida facciamo un giro di 2 ore per il villaggio. Decine di bambini mi si appiccicano addosso, alcuni chiedono l’acqua che ho con me, altri soldi, altri foto e altri mi prendono semplicemente per mano. Sono tutti scalzi e malvestiti, ovviamente sporchi. Un bimbo si ciuccia un dito e poi mi porge la mano...
Visitiamo la casa della guida, una scuola e un centro medico, tutto ovviamente negli standard del Malawi. L’economia di Nkahata Bay è basata principalmente sulla pesca e sull’agricoltura della manioca che occupa la maggior parte della popolazione.
Al ritorno dono alcuni vestiti alla guida e contratto il prezzo per un mappamondo fatto a mano. Me lo porterà domani e sempre domani lo pagherò, stavolta non mi faccio fregare, niente soldi in anticipo.
Ceno poco perché sono un po’ nervosa, poi lavo i piatti con Takalani e Bianca e infine ci ritroviamo tutti al bar a bere insieme. Ci spostiamo sulla spiaggia per vedere un temporale in arrivo e lo spettacolare scenario che si crea quando le nuvole scaricano i  fulmini sul lago. Vado a letto abbastanza presto perché ognuno stasera si fa un po’ gli affari propri.








18 febbraio 2009        
Durante la notte è sceso il diluvio universale e quindi non c’è più elettricità. In più Bianca ha deciso che oggi deve proprio rompere e mi fa girare le balle perché non ho voglia di lavare i piatti: non ho nemmeno mangiato perché i danesi sono delle vere e proprie cavallette, sbafano tutto e non lasciano niente agli altri quindi non vedo perché dovrei anche lavare i loro piatti! Ma va a quel paese! Me ne vado a fare un giro prima che li mando a cagare tutti quanti!
Passo tutto il pomeriggio in spiaggia, all’ombra di un albero parlando con Takalani che ci prova spudoratamente e si vende come miglior uomo africano: peccato che a mlui non piace proprio!
Anche la cena fa schifo, sembra che oggi abbiano fatto apposta a farmi arrabbiare. Ceno quindi a base di patatine (in sacchetto) poi mi schianto al bar a bere un doppio Amarula per non pensare più a questa pessima giornata.

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domenica 15 febbraio 2009

Rinuncia al South Luangwa NP

L’obiettivo oggi è di raggiungere il South Luangwa NP ma dopo circa due ore mezzo di viaggio incontriamo un altro truck che sta tornando indietro. Loro sono partiti stamattina alle 6 (maledetti casinisti) e sono dovuti tornare indietro perché la strada è impraticabile. La tratta che abbiamo fatto fin’ora (terribile) è niente in confronto a quella che troveremo più in là. É la stagione delle piogge. Allora dobbiamo scegliere: mancano ancora 60 km al South Luangwa National Park ed ad una velocità di non più di 10 km/h ci aspettano ancora più di 6 ore di un viaggio disastroso che probabilmente non riusciremo mai a compiere per pericolo di impantanamenti. Non conviene quindi spingerci fin là perché comunque non riusciremmo a fare nemmeno il game safari. Allora torniamo sconfitti sulla strada di casa decidendo di passare una notte in più o sul Lake Malawi o a Zanzibar.

Dopo un altro giorno passato sul truck arriviamo a Lilongwe, la capitale del Malawi, dove Bianca decide che ci fermeremo per la notte: è infatti pazzesco andare ancora avanti fino ad arrivare al lago. Siamo tutti distrutti.
Pernottiamo in una casa privata adibita a B&B. La pulizia rientra negli standard africani (inesistente) ma è sempre meglio del campeggio.
In piena notte Bianca bussa nelle camere chiedendo se fosse tutto a posto. Gli rispondo affermativamente e mi chiede di controllare i miei soldi ed il passaporto. Le chiedo spiegazioni e lei, da buona guida turistica, per non preoccuparmi mi dice “Don't worry”.
La mattina quando mi sveglio scopro il motivo di tutto questo: durante la notte qualcuno è entrato dalla finestra della cucina ma non ha fatto in tempo a rubare niente perché è stato messo in fuga dalle guardie armate.
Lilongwe è la seconda città più grande del Malawi (la prima è Blantyre) e capoluogo della Regione Centrale. Diciamo che non è uno dei posti più tranquilli al mondo.
Dopo aver cambiato i soldi (quella stronza negra mi ha rubato ben 17 dollari sul cambio!!!) e fatto rifornimento c’è un nuovo problema tecnico col truck che ci costringe ad andare in carrozzeria e perdere ancora un’ora e mezza di tempo. Sembra che la sfortuna si stia abbattendo su di noi.

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Il truck in panne nel bel mezzo della Zambia

sabato 14 febbraio 2009

San Valentino a Lusaka

Oggi è San Valentino e io sto tanto male, ma non male d’amore, dolori di stomaco! Mi sveglio in piena notte e facendo avanti e indietro dal bagno non so per quante volte. Sto veramente male e sudo freddo, spero solo che non sia malaria.

Molto presto partiamo in direzione Lusaka dove ci fermeremo per comprare acqua per altri quattro giorni.
Lusaka è una città orrenda e sporca, forse la più brutta che abbia mai visto e per fortuna non ci fermeremo qui per molto, solo un paio d’ore.
Al centro commerciale trovo tutto quello che mi serve: farmacia e internet point. Qui i soldi non valgono niente, te ne danno una montagna per pochi dollari.
Bianca ci fa un regalo per S. Valentino, un portachiavi a forma di cuore, niente di che, ma il suo pensiero è stato carinissimo.
Ci rimettiamo in strada: oggi sarà un’altra lunga giornata di trasferimento.

2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati


L’Africa è tanta, tantissima gente per la strada, biciclette e animali che attraversano in ogni momento. L’Africa è la gente che quando ti sente arrivare con il track alza e sventola quello che ha da vendere. L’Africa sono i bambini che ridono sempre anche se non avrebbero niente di che gioire.


Arriviamo in quello che dovrebbe essere l'accampamento per stanotte ma abbiamo la possibilità di scegliere: fermarci qua in questo orrendo posto o fare ancora almeno altre due ore di viaggio e arrivare in un posto molto più carino. Non ce lo facciamo ripetere due volte e tutti d'accordo optiamo per proseguire.
Qui ci sono molti bimbi, Bianca ci raccomanda di non dare niente a nessuno a meno che non abbiamo da dare qualcosa a tutti. I bambini si picchiano a sangue per rubarsi le cose: imparano la dura legge della sopravvivenza già da piccoli. Due bimbi ci corrono dietro per un bel pezzo salutandoci. Vedo negli occhi di alcuni la volontà di fuggire via con noi da quel misero posto. Mi vengono le lacrime agli occhi.

Giungiamo al Mama Rula’s di Chipata verso le 9 di sera. É un posto carino ed accogliente, abbiamo fatto ben a resistere ancora un po' per arrivare fino a qui. Montiamo le tende con il buio e ceniamo al ristorante del lodge. Ci dicono che stasera ci sono importanti personaggi politici della regione e che qui sono considerati come vip: in confronto ai nostri di vip questi sono selvaggi e maleducati. Ci rubano i posti a tavola e mangiano con le mani come forsennati.
Proseguiamo la serata al bar, mi propongono una bevuta di shottino ma non sto ancora troppo bene per ubriacarmi e così me ne vado a letto.
Chipata, 32.000 abitanti, è la capitale della provincia orientale dello Zambia. La città si trova vicino al confine con il Malawi,  lungo la strada che collega le due capitali Lilongwe (130 km) e Lusaka (550 km). É anche un punto strategico di accesso per il South Luangwa National Park dove ci dirigeremo domani.

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giovedì 12 febbraio 2009

3 giorni da paura sullo Zambesi

11 febbraio 2009                                             
Il fiume Zambesi, con i suoi 2.574 km di lunghezza è il quarto fiume più lungo dell'Africa e il più grande tra quelli che sfociano nell'Oceano Indiano. La sua sorgente si trova in Zambia, scorre poi in Angola, lungo il confine tra Zambia e Zimbabwe fino al Mozambico, dove sfocia nell'Oceano Indiano. Il fiume ospita un'ampia varietà di specie animali. Ippopotami, coccodrilli e varani sono molto presenti in molti punti del fiume. Gli uccelli sono abbondanti, con specie come aironi, pellicani, aquile pescatrici africane. La vegetazione boscosa lungo le coste dà vita a numerose specie animali di grandi dimensioni, come bufali, zebre, giraffe ed elefanti.
Mi preparo psicologicamente a quella che sarà la selvaggia giornata di oggi e di domani. Navigheremo in canoa per 60 km sullo Zambesi, tra coccodrilli e ippopotami. Ho paura e lo dico a Chris, la guida che mi accompagna, ma lui mi rassicura.
Ogni canoa trasporta due passeggeri più un po’ di cibo, due tende, alcune sedie ecc. Ogni persona ha un secchiello da riempire con le proprie cose, ogni canoa ha tre buchi fatti apposta per infilarci questi secchielli. Facciamo le prime due ore abbondanti di navigazione poi ci fermiamo per il pranzo e per un riposino. Riprendiamo la navigazione con altre due ore di canoa e alla fine campeggiamo alla selvaggia su un’isola deserta. Abbiamo visto una quindicina di ippopotami ma la guida mi spiega che se non gli stiamo troppo vicini non attaccano.

L'isola deserta dove abbiamo campeggiato
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati



Qui è tutto veramente molto wild, io sono sporchissima e ustionata ma è bello, bellissimo qui.
Mentre Bianca prepara la pasta (pessima, strano di solito è una brava cuoca) i ragazzi, comprese le guide, giocano a calcio-pallavolo.
Io penso, penso sempre, oggi è l’11 febbraio. Ogni tanto osservo Shanghai, (ma come cavolo si fa a chiamare un nero Shanghai?!?!) è il tutto fare e se ne sta sempre in disparte, anche quando mangiamo: si vede che sono abituati a ben altro trattamento.
Chris vede in lontananza nel bushveld un elefante: sono sicura che stanotte dormirò come un killer, cioè con un occhio aperto.
Si sentono i grugniti degli ippopotami durante la notte ma alla fine sono talmente stanca che dormo come un sasso, altro che killer!

martedì 10 febbraio 2009

Attraverso la Zambia

Quando ci svegliamo è ancora buio, alle 6 si parte per entrare in Zambia. Oggi sarà una lunga giornata di trasferimento, circa 600 km.
Le prime due ore le percorriamo su una strada completamente dissestata, talmente piena di buche da rendere impossibile qualsiasi tentativo di fare una pennichella.
Ci fermiamo per il pranzo a bordo di un'anonima strada. Passano bambini a piedi che tornano da scuola e tanta gente in bicicletta. Continuiamo per la nostra strada. Attraversiamo villaggi remoti e piccole città, tutte accomunate dalla stessa miseria. Una piccola sosta per fare la spesa, scorta di acqua e cibarie per 4 giorni. Quando ci fermiamo per comprare delle banane il truck viene subito circondato: tutti urlano il prezzo dei propri prodotti ma poi Takalani e Bianca decidono di comprare al mercato della frutta.

Il villaggio di Chirundu in Zambia
2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
un mercato in Zambia2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
bimbi poveri ma sempre sorridenti
donne al mercato


Giungiamo a Chirundu dove campeggiamo al Gwabi River Lodge che si trova sulla rive del fiume Kafue, importante affluente dello Zambesi. Chirundu è situata sul confine con lo Zimbabwe. È principalmente un luogo di transito commerciale: è infatti una delle località principali lungo la grande strada del nord ed è locata vicino ad un importante ponte sullo Zambesi, il ponte di Chirundu. Nel pomeriggio un po’ di relax, ognuno passa il suo tempo come crede e poi tutta a cena. Prima di andare a dormire facciamo un piccolo scherzetto alle two ladies spostandogli la tenda dietro al truck.

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fiume Kafue in Zambia 2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
spettacolare tramonto sul fiume Kafue in Zambia 2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

lunedì 9 febbraio 2009

Victoria Falls, quando il turismo vince su tutto

Mi sveglio di mia spontanea volontà, oggi infatti non c’è orario ne sveglia, oggi è una giornata free. Ognuno fa quello che vuole. Kasper e Lasse, detti anche le “two ladies” sono andati a fare rafting, Mette sta male e ha la febbre. Così io e Simon decidiamo di andare nella down town a fare un giro e a cercare un internet point. Veniamo letteralmente presi d’assalto, un ragazzo ci accompagna in un qualche posto, non so dove, ma non mi piace per niente perché non c’è più nemmeno un turista ed a un certo momento veniamo attorniati da almeno 7 o 8 persone. Dico a Simon che è meglio tornare indietro, lui capisce il mio disagio e acconsente. Troviamo un internet point ma non c’è abbastanza linea. Proviamo anche all'agenzia dove ho prenotato il tour in elicottero di oggi pomeriggio. Anche lì la linea va e viene. I ragazzi in strada sono a decine, quasi tutti vogliono cambiarti i dollari dello Zimbabwe con quelli americani: oltre ad essere illegale, i loro soldi sono spesso falsi e per di più non valgono nulla, non ci puoi comprare quasi niente. I ragazzi però sono molto insistenti, ti raccontano le loro tristi storie e non sai mai se siano vere o meno.
Un ragazzo mi segue fino al lodge per avere qualche maglietta in regalo, per lui e per sua madre. Ad un certo punto, non so perché, mi chiede se conosco Colin. “Do you speak about Jonathan?” gli domando io. “Yes! Do you know him?”. "Cazzo," penso io, pure qui me lo devono ricordare!
Con un po’ d’anticipo passa a prendermi nel primo pomeriggio il tipo dell’agenzia per portarmi all’elicottero per sorvolare le cascate. Mi ci sbattono letteralmente sopra con altri 5 giapponesi. La vista aerea delle cascate merita davvero la spesa di 115 dollari, anche se secondo me non abbiamo fatto 15 minuti come pattuito, ma forse solo 10! É stato molto caro ma è una di quelle cose che si fanno una sola volta nella vita!


Le cascate viste dall'elicottero 2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Le cascate viste dall'elicottero 2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Le cascate viste dall'elicottero 2009 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
sull'elicottero con 5 giapponesi



Per cena ci portano con un taxi collettivo (che ci prende 20 dollari andata e ritorno) al “The Boma Restaurant”, tipico locale africano all'interno dell'imponente e costosissimo (200/300 dollari a notte) Victoria Falls Safari Lodge. É un ristorante tipicamente per turisti dove il cibo non è eccezionale a mio parere perché troppo saporito per i miei gusti. É cibo tipico africano: diciamo che è mangiabile. Quando entri ti fanno indossare un loro abito tradizionale che viene allacciato agli uomini sulla sinistra e alle donne sulla destra. Durante la serata c’è una varietà d’intrattenimento, dalle danze tribali, all'uso dei bonghi, al farsi decorare il viso. Nel complesso la serata è piacevole anche se 40 dollari sono davvero un furto! É praticamente la paga di un mese dei poveri cristi che lavorano qui.
Non manco di assaggiare, inconsapevole di cosa fosse, il verme del Mopani: questo solo per farmi rilasciare un misero certificato! Che schifo, un verme e non so nemmeno che cosa sia il Mopani!

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agghingata in african style