martedì 1 maggio 2012

Amantani e Taquile, isole incontaminate del Lago Titicaca

Dalle isole Uros occorrono 3 ore di navigazione per raggiungere l'isola di Amantani. Al porto veniamo affidati alla nostra "famiglia". Maria, 33 anni portati male, sarà la nostra "mama" per questa permanenza. Ci accoglie nella sua casa situata a 200 metri in salita partendo dal porto. La casa è grande, composta da 3 camere da letto per gli ospiti dislocate su diversi piani, la cucina e il bagno esterno, tutto al centro di un piccolo cortile. Insieme a noi, mama Maria ospita altre due ragazze, una sudafricana ed una francese. Ci viene data una camera matrimoniale, essenziale, pulita ed accogliente. Non c'è elettricità né riscaldamento, solo una candela e la nostra pila. Consumiamo il pranzo nella cucina invasa dalle galline. Le due figlie di mama Maria giocano nel piccolo cortile esterno. Il pranzo consiste in una squisita zuppa di quinoa con contorno di patate (in Perù ne esistono almeno 100 tipi diverse), di cui una dolce a forma di carota detta "oca", verdura e formaggio cotto. 
L'attività principale è appunto la coltivazione di patate, quinoa e trigo (un cereale usato anche per produrre la birra). La verdura e la frutta sono comprate al mercato quando, una volta a settimana, la gente si reca a Puno o a Juliaca.
Nel pomeriggio ci incontriamo con la nostra guida in piazza, dove a seguito di un breve briefing, affrontiamo la faticosa salita al tempio di Pachapata, Padre Terra. Dopo un'ora di faticosissima salita raggiungiamo il tempio, ormai il sole è tramontato. Il sito è sempre chiuso al pubblico tranne che il 21 gennaio, festa popolare. Sul lato opposto della collina c'è anche il tempio di Pachamama, Madre Terra, che per ovvi motivi di tempo non riusciamo a visitare. Quando torniamo in piazza è già buio pesto, mama Maria non ci ha aspettato per il ritorno a casa quindi ci incamminiamo da soli nel buio. Ceniamo con zuppa di spaghetti scotti, riso e pollo misto a verdure. Dopocena le bimbe vogliono giocare a palla con me, mentre mama Maria va a prenderci i costumi tradizionali che dovremmo indossare per la festa locale di stasera. Mi sento davvero ridicola abbigliata in questo modo ma sono in buona compagnia: tutti i turisti sono vestiti così. Quando arriviamo all'enorme locale dove si svolge la festa è già tardi, le danze si stanno spegnendo e la gente si sta ritirando a casa a dormire. 

2012 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati. Isola di Amantani.
La nostra stanza a casa di mama Maria
Mama Maria
Pronti per la festa!

Amantani è abitata da circa 4000 abitanti suddivisi in 10 comunità. Ognuna di esse ha la propria scuola primaria, mentre di quella secondaria ne esiste solo una che si trova in piazza. Gli insegnanti arrivano da Puno o Juliaca, rimangono qui tutta la settimana per far rientro a casa loro solo durante il week end. Insegnano spagnolo (lingua ufficiale del Perù) e per questo motivo i bambini già a 7-8 anni parlano questa lingua molto bene, anche se in famiglia si continua a parlare il "quechua". Quando ci si ammala con un semplice gioco di foglie di coca si decide se farsi curare dal medico o dal curandero. Spiego il metodo di cura di messo in atto da quest'ultimo: si prende un cuy (porcellino d'India), lo si poggia sul petto del paziente, si attende un'ora in modo tale che tutto il dolore del malato passi all'animale. Dopodiché si ammazza il cuy, lo si apre, lo si esamina e si diagnostica il tipo di malattia di cui soffriva il paziente. Se il paziente non guarisce già con la prima sessione di cura si riprova ma statisticamente alla terza volta il malato è guarito. Sono perfettamente a conoscenza che questo metodo possa essere, oltre che ortodosso e barbarico, anche molto approssimativo, ma sappiate che qui tutta la gente preferisce curarsi con questa prassi.

2012 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati. Isola di Amantani.
2012 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati.
2012 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati. Isola di Amantani.

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2 maggio 2012

Per colazione prendo solo un poco di the, non sto ancora molto bene. Raccogliamo i nostri zaini e ci dirigiamo verso il porto. Salutiamo mama Maria e il suo sposo Martin (che sembra avere almeno 50 anni e pochi denti).
Alle 8 salpiamo in direzione isola di Taquile, raggiungibile in poco più di un'ora di traghetto. Un sentiero a varie pendenze ci porta alla piazza principale (calcolate almeno 1 ora con un passo tranquillo). Il paesaggio che si gode dal sentiero è magnifico. A Taquile non ci sono strade, non ci sono auto ne mototaxi, non ci sono cani. É di una tranquillità impressionante. Non esiste nemmeno la polizia, non ce n'è bisogno, non ci sono furti ne episodi di criminalità. Le 2000 anime che popolano il luogo sono racchiuse in 6 comunità che si aiutano e sostengono fra loro.
Ci raduniamo in un ristorante dove, prima di pranzo, la nostra guida Javier ci spiega alcune nozioni interessanti sulla popolazione e sulla storia di Taquile.
Tra il 1917 e il 1928 l'isola era usata come prigione. Il turismo è iniziato solo intorno agli anni '70, anche se i turisti non erano i benvenuti perché la gente del luogo li aveva scambiati per spagnoli e aveva paura di loro. Quando la popolazione capì che i turisti non erano pericolosi, cominciarono ad accoglierli.
La popolazione di questa isola non paga le tasse al governo ma le paga direttamente alla comunità che utilizza i fondi per migliorare le strutture pubbliche, le case, i sentieri ecc... Solo tra il 2001 e il 2008 è stata costruita la strada panoramica che porta alla piazza: prima di essa si dovevano salire 540 scalini sul lato opposto dell'isola (noi li faremo in discesa per tornare al porto). Prima dello sviluppo del turismo, e quindi dell'utilizzo dei battelli, raggiungere l'isola era impresa ardua e faticosa: servivano quasi 2 giorni di barca a vela.
Al contrario di tutte le altre popolazioni, in quella di Taquile è l'uomo che produce gli oggetti di lana fatti a mano, le donne invece creano solo l'anello nuziale che consiste in una cintura colorata.
Gli uomini indossano tre tipi di cappello in base al loro status: quello per i single, quello per gli uomini sposati e quello per le autorità. Il single mette il pon pon del cappello a sinistra quando è in cerca solo di un'avventura di una notte oppure a destra quando cerca moglie. Le donne devono risponder a questo atteggiamento subito (e quando dico subito intendo subito non tra un mese o una settimana) mettendo il loro pon pon a destra o a sinistra a seconda della scelta che fanno. Le donne sposate hanno la gonna di colore nero o comunque scuro, le altre le portano di colori chiari o brillanti.

Pranziamo con trota a la plancha, patate e riso, tutto ottimo e per soli 20 soles = 6 euro ca. al Restaurante Comunal, l'unico sull'isola. Gestito a turno dalle famiglie della comunità, ha un modo di operare davvero efficiente. Se chi gestisce il locale in quel periodo sbaglia, alza o aumenta i prezzi o fa il furbo saltando la rotazione del turno delle famiglie, allora la comunità impone la sospensione dell'attività agli stessi locatori per almeno 3 mesi.

2012 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati. Isola di Taquile.
2012 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati.
Il sentiero che porta alla piazza di Taquile.
2012 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati.
Il sentiero che porta alla piazza di Taquile.
  
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 Continua a leggere...il racconto di viaggio prosegue nel prossimo post!!



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