venerdì 11 marzo 2011

Ritorno a Bangkok

L'ultimo giorno a Bangkok è dedicato interamente allo shopping. Vorremmo andare al mercato galleggiante ma si trova a 80 km a ovest di Bangkok e non abbiamo voglia di "sbatterci" così tanto. Ci rechiamo quindi al mercato del fine settimana di Chatuchak, il mercato all'aperto più grande al mondo. Una bolgia infernale di gente, profumi, puzze, voci. Qui si trova di tutto ma il mercato è famoso per i capi d'abbigliamento tarocchi, le scarpe e gli oggetti per la casa. Non resistiamo più di un paio d'ore in questa sorta di inferno così decidiamo di ritornare al tempio dello shopping per eccellenza: l'MBK. Gli ultimi regali, gli ultimi acquisti personali e alle 19 dopo aver usato metropolitana, skytrain e taxi facciamo ritorno in hotel. Una doccia, una cena pessima e a letto alle 22. Domani la sveglia è alle 3.30: destinazione Milano. Scalo a Dheli dove a Seba sequestrano peperoncino e accendino: praticamente i regali per i genitori. Una cosa in più da imparare: in India alcune spezie non sono ammesse, l'accendino....beh quello si sapeva!!!

Traffico infernale alla fermata della metro di Chatuchak
 
Meglio non perdersi di vista in mezzo a questo fiume di gente

Il mercato di Chatuchak
Dobbiamo tornare :( demenziali


Costo totale della vacanza 16 giorni tutto compreso (anche volo ed extra personali): per me 1580 euro, per Seba nemmeno 1500 euro.
Buona Thailandia a tutti.

giovedì 10 marzo 2011

Phi Phi Island, finalmente in paradiso!

Il traghetto impiega quasi due ore per la traversata. Ci addormentiamo e quando si risvegliamo siamo catapultati in un mondo che, apparentemente, più che un paradiso sembrerebbe il girone dell'inferno. Centinaia di persone, una più spaesata dell'altra; centinaia di indigeni che accolgono i clienti dei rispettivi hotel o che ne cercano di nuovi: è il caos totale! Ma non lasciatevi ingannare è solo l'impressione di un insolito impatto iniziale, il resto è semplicemente meraviglioso. Troviamo subito il nostro corrispondente che carica tutte le valige su un'enorme cariola e ci conduce all'Hotel Phi Phi Casita prenotato via internet prima di partire (www.ppcasita.com). Subito alle spalle della spiaggia di Ao Lo Dalam questa elegante imitazione di un villaggio di pescatori è costituita da piccoli bungalow in legno sorti da una superficie fangosa tutta ricoperta di fiori. Troviamo che sia un'ottima sistemazione con un buon rapporto qualità/prezzo.
Nell'attesa del check-in approfittiamo della piscina per un bagno rigenerante, dopodichè una breve passeggiata per orientarci meglio nel piccolo ma intricato paese e dulcis in fundo un rilassante thai massage.
Ko Phi Phi è sorprendente. Le sinuose spiagge, le baie tranquille e le meravigliose scogliere di roccia calcarea richiamano viaggiatori da tutto il mondo. Ko Phi Phi Don fa parte del Parco Nazionale Marino di Ko Phi Phi che comprende anche la vicina isola di Phi Phi Leh.

Nella piscina del Phi Phi Casita Hotel
I bungalow del Phi Phi Casita Hotel
In giro per il piccolo paese dell'isola

Il giorno dopo lo passiamo in barca facendo il giro completo dell'isola, fermandoci nei punti più interessanti: visitiamo le fish cave, facciamo snorkeling nella laguna di Pilah poi con una canoa ci facciamo portare ad una scaletta che fa da accesso a Maya Beach sul lato opposto dell'isola. Qui è stato girato il film "The Beach" con Di Caprio e da allora l'afflusso turistico è aumentato notevolmente. Dovrebbe infatti essere un posto spettacolare ma le centinaia di persone ne deturpano il paesaggio e la quiete. Ci fermano giusto il tempo di renderci conto che non è il posto ideale per noi, scattiamo un paio di fotografie e torniamo indietro, ci ributtiamo in mare e risaliamo in barca.

Fish Cave
2011
© Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Naufraghi a Maya Beach
Maya Beach
2011 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Proseguiamo il tour ma dobbiamo tornare al molo perchè c'è una signora che non sta bene, vomita a go-go! Andiamo a fare snorkeling nella parte orientale dell'isola. Io incontro non poche difficoltà dovute alle forti correnti e non riesco a far rientro da sola. Sebastiano cerca di aiutarmi ma poi interviene un uomo misterioso che mi prende per un braccio e inizia a trascinarmi: sarà incoronato il mio eroe. Di lui ricordo solo che aveva le mani ruvide anche sott'acqua, per poi scoprire che era un giovane cinese! Ci fermiamo a Bamboo Island e a Monkey Beach. Qui inizia a piovere, un forte temporale che ci costringe a fermarci proprio in mezzo all'oceano, la visibilità è nulla. C'è un ragazzo che ad ogni tuono si tappa le orecchie tutto spaventato ed è lo zimbello della barca, ogni volta non possiamo intrattenerci del ridergli in faccia. Che uomo codardo!!!
Una fresca Singha bevuta in spiaggia con la luna piena e gli spettacoli di fuoco concludono la giornata.

A Bamboo Island
Bamboo Island
2011 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Monkey Beach (nessuna scimmia avvistata)

Trova il gatto....e buon appetito!!!
Spettacoli con i fuochi sulla spiaggia

Il mattino seguente con un taxi boat raggiungiamo Hat Yao detta anche Long Beach. Si arriva in boat tail per pochi bath o con una passeggiata di 45 minuti attraverso i sentieri della jungla. La spiaggia è fantastica e molto meno affollata di quelle di Tonsai. É un posto da sogno ma come tutti i sogni ogni tanto è interrotto da qualche imprevisto. Un improvviso temporale ci costringe a rifugiarci in un ristorantino sulla spiaggia dove ne approfittiamo per pranzare aspettando che smetta. Ma il tempo non migliora così decidiamo di ritornare al villaggio di Tonsai dove esploriamo viuzze ancora sconosciute, facciamo un bagno in piscina con un nuovo temporale in arrivo e finiamo per riposarci nel nostro bungalow fino all'ora di cena.

Long Beach
2011 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Long Beach
2011 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Long Beach
2011 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati



Il giorno seguente ritorniamo a Long Beach ma stavolta camminando attraverso la jungla. La giornata è ottima e oggi si può dire che siamo veramente in paradiso! Il tempo trascorre tra rinfrescanti bagni nelle tiepide acque dell'oceano e pennichelle sotto la palma. Io mi ustiono. Seba si abbronza.

Long Beach
2011 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Pausa sul sentiero che dal paese di Tonsai porta a Long Beach


domenica 6 marzo 2011

Da Pai a Chiang Mai

La prima fermata del giorno è il tempio di Na Hoo a circa 2 km di distanza da Pai. Ospita una statua sacra del Buddha che pare abbia trasudato una volta dalla testa dell'acqua benedetta. Questo luogo è frequentato principalmente da thailandesi ed ha anche un piccolo mercato.
Abbiamo imparato come si prega nella religione buddhista: ci si inginocchia, si giungono le mani in segno di preghiera appoggiando le dita nello spazio che si trova tra gli occhi e poi ci si inchina appoggiando le mani a terra, questo per 3 volte. Facciamo delle offerte ai monaci e in cambio veniamo benedetti e purificati dal vecchio saggio monaco. Tutti peccati commessi nella vita passata e in quella presente ci vengono cancellati. Magari fosse vero!!!
Le offerte ai monaci possono essere di vario tipo, medicinali, soldi, cibo, insomma tutto quello che può servire ai religiosi per mantenere loro stessi e il tempio dove vivono per tutto il giorno, tutta la vita.

Anche quando ci si siede mai rivolgere i piedi diretti al Buddha
Il vecchio monaco che ci ha benedetto
2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Il tempio Na Hoo a Pai
2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Dal sacro al profano: ci fermiamo a bere in quello che viene considerato il miglior bar della città, il "Pai in love", un caffè che sorge su di una collina panoramica, molto affollato ma soprattutto frequentato da molti turisti.
Un paio di ore di auto e un gran senso di nausea per me dovute alle famose 272 curve e siamo di ritorno a Chiang Mai.
Il nostro volo è in serata quindi abbiamo a disposizione tutto il pomeriggio. Ci facciamo allora portare a visitare il centro di Orchidee e Farfalle, al Tiger Kingdom dove però ci rifiutiamo categoricamente di entrare, ai vari negozi di artigianato locale, alla fabbrica della seta thialandese, della seta dei paesi vicini India e Pakistan, alla fabbrica del cotone, a quella dell'argento...insomma dopo tutte quelle fabbriche non ne possiamo più e ci facciamo portare in aereoporto.
Salutiamo definitivamente Tom lasciandogli una lauta mancia. Non lo rivedremo  ne sentiremo mai più nonostante il consueto "ci becchiamo in facebook" o "ci scriviamo per mail".

2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Dopo l'ennesimo ritardo thailandese (un paio d'ore in totale) tocchiamo il letto del mediocre Twin Inn Hotel di Phuket alle 2 del mattino. Ma a quel prezzo, poco più di 15 euro a camera per notte, va bene.
Per fortuna passano poco più di 6 ore in quel posto rifilatoci da quel gentile signore che all'aeroporto all'una di notte riesce a convincere chiunque che il suo hotel sia il migliore e il più vicino al molo (peccato che scopriremo l'indomani di dover fare almeno 5 km!!).
Dopo un'estenuante trattativa con un'autista di tuc tuc arriviamo al porto dove ci imbarcano subito sul traghetto per Phi Phi Island.


Continua a leggere... Il racconto di viaggio prosegue nel prossimo post!

sabato 5 marzo 2011

Voglio andare a Mae Hong Son!!!

Ci alziamo di buona ora e andiamo a far colazione in un locale del villaggio. Seba vedendosi arrivare solo una misera tazza di the esclama sconcertato e in uno stentato e appena abbozzato inglese: “But...only this?” Tom ridendo lo rassicura, dicendogli di aver un poco di pazienza. I thailandesi non sono stressati come gli occidentali, take your time. Da qui sarà soprannominato Eat Machine.

DOI INANTHON NATIONAL PARK
Situato in Provincia di Chiang Mai, il Doi Inthanon National Park comprende la montagna più alta della Thailandia, il Doi Inthanon. Caratterizzato da sentieri escursionistici, cascate e due monumentali stupa eretti in onore del re e della regina, il Phra Mahathat Naphamethanidon e il Nophamethanidon per celebrare il loro sessantesimo compleanno, il parco è una delle destinazioni del sud est asiatico più amate dai naturalisti e dagli appassionati di birdwatching. I pendii più elevati ospitano inoltre una grande varietà di specie di orchidee, licheni, muschi, più di 400 specie di uccelli, il cervo abbaiatore, lo zibetto indiano e lo scoiattolo volante gigante.
La passeggiata nella jungla si rivela difficoltosa per noi che non siamo molto abituati all’attività fisica. Lasciamo 20 immeritati bath di mancia ad una guida che si limitava a sorridere (d'altronde siamo nel paese del sorriso!) e a indicare con un dito ora questo ora quello. Neanche una parola d’inglese, nemmeno “attention.”

Il Phra Mahathat Naphamethanidon
Foto joegraphic © Tutti i diritti riservati
Foto joegraphic © Tutti i diritti riservati
 




Un’altra ora di guida e ci fermiamo in uno sperduto negozio per gustare un tradizionale the e acquistare chissà quali strani generi alimentari. Seba, ormai abituato a contrattare, vuole barattare perfino per una pacchetto di the, ma ne viene persuaso quando Tom gli fa notare che non sta comprando una t-shirt o una sciarpa di seta al mercato... Totale imbarazzo per tutti.

E FINALMENTE MAE HONG SON
Dopo le mie infinite insistenze eccoci arrivati alla sonnolenta Mae Hong Son, meglio definita da Tom come “The city of nothing”, il che è tutto un dire. Avendo constatato con i miei occhi che la cittadina, seppur graziosa, non offriva granchè eccezion fatta per un buon ristorante per pranzare, decidiamo che la cosa migliore sarebbe stata andare a visitare il villaggio della tribù Karen Bwe. La tribù che vive nella remota regione montana dello stato Kayan, è meglio conosciuta come “le donne giraffa”.
Il popolo dei Padaung è una tra le etnie più misteriose e affascinanti dell'intero Oriente. Il nome padung in lingua birmana significa "lungo collo". Un'antichissima tradizione non ancora del tutto abbandonata, vuole che le donne debbano avvolgere attorno al collo una lunga e pesante spirale d'ottone. Questo particolare ornamento è composto da due parti distinte. Quella inferiore, che ricopre in parte le spalle, mentre la parte superiore è formata da una lunga spirale che avvolge il collo. Già in tenera età, nel corso della "cerimonia del plenilunio", alle bambine vengono imposte spirali d'ottone alle braccia e le caviglie, quindi vengono sottoposte ad un vigoroso massaggio per stirare i muscoli del collo dopodiché vengono fatti loro indossare i primi tre chili di collare attorno alla gola.
Questo rito di iniziazione segna per sempre la vita delle future donne. Nel corso degli anni il collare viene poi via via aumentato di peso. Nella tradizione di questo popolo il monile non solo conferisce agli occhi dei membri della tribù un particolare fascino a chi lo indossa, ma anche prestigio sociale e morale. Senza di esso la tradizione rendeva improponibile sia il matrimonio che la maternità e irrealizzabile l'affermazione personale. Giunte in età da marito, il collo di queste donne, che nel frattempo ha raggiunto l'eccezionale lunghezza di venticinque centimetri, si trova ormai racchiuso in un collare da una decina di chili. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è il collo ad allungarsi, ma la cassa toracica, che sotto la pressione esercitata dal peso del collare, si abbassa. In passato alle spose infedeli veniva inflitta come punizione l'allontanamento dal villaggio dopo che era stato loro tolto il collare. Attribuire a questa usanza un valore puramente estetico sarebbe però un errore, questi elementi divengono segni distintivi con il preciso compito di trasmettere un'informazione e un'affermazione di sé con riferimenti unanimemente riconoscibili per quanto riguarda l'appartenenza alla propria tribù, al proprio status sociale, alla differenziazione tra donne nubili e sposate e alla protezione dai pericoli.
Tom ci porta nelle abitazioni tipiche di questo villaggio, facciamo  la conoscenza di una gentile signora che ci spiega la storia di una semplice convivenza tra buddisti e cristiani.

Le donne giraffa
2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Abitazione dei locali
2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Nel villaggio si vive comunque di turismo e artigianato
2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
Fanghi e acqua benefica per rigenerarci
Ritorniamo a Mae Hong Son dove veniamo a conoscenza del fatto che questa sonnolenta cittadina è uno dei pochi posti al mondo, dopo il Mar Morto e il Giappone, dove si possono trovare i fanghi naturali. Decidiamo di non farci sfuggire questa occasione e allora ci fermiamo in una spa fuori paese per infangarci il viso e purificarci i piedi in acqua benefica. E infine arriviamo alla sorridente cittadina di Pai, dove sia i turisti che i thailandesi si rifugiano per godere di pace e isolamento.
Ma non fatevi trarre in inganno, nel periodo di alta stagione Pai sembra più simile al mercato di fine settimana di Bangkok che a un remoto villaggio della provincia di Mae Hong Son!



Continua a leggere... Il racconto di viaggio prosegue nel prossimo post!

venerdì 4 marzo 2011

Thailandia del Nord: 3 giorni con Tom

Tom, la nostra guida privata per i successivi tre giorni, si presenta preciso e puntuale alle 9 sotto il nostro hotel. 30enne, di piacevole presenza, sfacciato al punto giusto, si rivelerà una piacevole compagnia. Nonstante ciò i suoi discorsi per le prime ore non superano quelli di un normale adolescente: donne e soldi, poi finalmente si rilassa e si azzittisce.

Il pericolosissimo rafting!!! 30 cm di profondità...
La giornata propone come prima tappa un insulso rafting, che non si potrebbe nemmeno definire tale, in quanto la pericolosità che gli si potrebbe attribuire è di 1 su 10. È comunque sufficiente per farmi bagnare il sedere.
Seconda tappa è una passeggiata di circa 30 minuti a dorso elefante, attraverso un fiume e un piccolo bosco. Il caso vuole che il nostro fosse il mammifero più affamato di tutti e le canne da zucchero che ci hanno dato all'inizio dell'escursione per sfamarlo durante il tragitto finiscono in meno di 5 minuti. La vista dei piccoli elefanti però appaga la fatica di reggersi sul pachiderma.

2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati

Il vantaggio di avere una guida privata ci permette di poterci fermare dove, quando e quanto vogliamo. Così infatti chiediamo spesso a Tom di sostare lungo la strada, scendere e andare a guardare più da vicino ora i contadini nelle risaie, ora un villaggio Monk sperduto da qualche parte, ora una scuola, ora un piccolo negozio locale, ora una bella cascata in mezzo alla giungla per beneficiare di un fresco bagno.






Chiedeteci se siamo felici?!?
Piccolo villaggio al Nord

Pausa pranzo in un locale indigeno, ottime le bananine!!!

Riprendiamo il viaggio in direzione del Doi Inanthon Nationalpark sostando al Wat Doi Khong Moo. Purtroppo è tardi e non ci possiamo entrare, pazienza ci riproveremo domani.
Finiamo la giornata assistendo ad una partita di calcio particolarmente sentita dalla popolazione locale. Sebastiano vorrebbe partecipare almeno ad un match ma l’allenatore lo illude che questo potrebbe essere possibile forse più tardi: quel momento in realtà non arriverà mai!
Che stupore poi rincontrare lo stesso allenatore nelle vesti di cuoco per il barbeque notturno che Tom ci aveva preparato. E che sorpresa sapere che lo stesso coach-chef in realtà rivestiva anche molte altre cariche all’inerno della comunità, una in particolare quella di professore.
Tom e il coach-chef-professore ci preparano una cena thailandese a mo' di pic nic utilizzando un aggeggio mai visto prima: si tratta di una pentola-padella con un buco in mezzo dove va posto il braciere e ai lati si mette l'acqua dove far cuocere gli spaghetti e le verdure...Comunque potete vederlo meglio nella fotografia e cercare di capire cosa intendo non so come si possa chiamare in italiano!!

Riscaldamento per NON entrare in gioco


Ammiriamo i terrazzamenti illuminati dalle luci artificiali per far crescere più velocemente quello che si trova all'interno, fiori o verdura che sia. Chiediamo se non sia uno spreco di energia ma veniamo subito rassicurati da Tom che ci spiega che l’energia deriva tutta dalle innumerevoli cascate presenti nei dintorni. Rimaniamo a chiaccherare a lungo con Tom prima di ritirarci nelle nostre comode e ben preparate tende. 
Nella notte sembrava che si dovesse scatenare il più grande dei temporali mai visti, in realtà la preoccupazione è stata data solo dal forte vento che a tratti, sembrava volesse portarsi via la tenda con noi annessi.


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giovedì 3 marzo 2011

Chiang Mai e i suoi Templi

Appena arrivati alla stazione veniamo subito attirati dalle facili prenotazioni alberghiere. Un po' diffidenti ci avviciniamo timidi timidi al bancone del booking e cominciamo ad informarci. Mettiamo subito le cose in chiaro: prima si visiona la camera e poi si decide se prenderla o meno. Ci furono poche o nulle discussioni, la stanza, e in generale l'hotel, andavano più che bene, tutto pulito, economico (10 euro a notte per camera), provvisto di piscina e personale cordiale.
Una doccia veloce, dopo due giorni ci vuole, e poi partiamo alla scoperta della città.
Nascosta tra le basse colline ai piedi delle montagne della Thailandia settentrionale, Chiang Mai è una città di artigiani, di professori, di studenti universitari, di appassionati di cultura. Qui la vita è più semplice che nel reticolo urbano di Bangkok.
In un solo giorno (purtroppo) condensiamo la visita della città passando continuamente dal sacro (templi) al profano (shopping e massaggi).
Il Wat Phra Singh è il tempio più visitato di Chiang Mai e fu costruito nel 1345. Il Wihan Lai Kham è la principale attrazione del complesso e conserva la statua più venerata della città, il Buddha Phra Singh.


Il Wat Phra Singh. 2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati
All'interno del Wat è presente un'importante scuola di monaci. Quando i ragazzi thailandesi hanno circa 10 anni vengono mandati spesso dai genitori in questa scuola sopratutto per porre rimedio al problema del mantenimento: lo stato infatti si assume tutti i costi relativi all'istruzione, al vitto e all'alloggio degli studenti.

2010 © Giovanna Puccia. Tutti i diritti riservati


Ci spostiamo al Wath Phan Tao considerato uno dei tesori meglio custoditi di Chiang Mai. Realizzato interamente con pannelli in teak sagomati e incastrati l'uno nell'altro, è sostenuto da 28 gigantesche colonne anch'esse in teak. All'interno alcune statue del Buddha in legno dorato.
Scatti fotografici a fiume, lo stupore difronte a cotanto fascino non è descrivibile. Ma ormai si è fatto pomeriggio tardo e cominciamo ad accusare una leggera stanchezza, allora complice un improvviso acquazzone, ci rifugiamo in una piccola spa per un rilassante massaggio ai piedi. Ci addormentiamo entrambe. E questo ci fa ricordare che in fin dei conti siamo pur sempre in vacanza.Dopo molte consultazioni pratiche e teoriche sul possibile tour da acquistare per girare la parte settentrionale e meno battuta della Thailandia, optiamo per una guida privata: Tom.
Ceniamo velocemente in un ristorante senza gloria ne infamia e poi ci dirigiamo diretti al famoso Night Bazar, ansiosi di spendere e di trattare con i commercianti, a volte anche allo stremo delle forze. Portiamo a casa zaini, cuscini, pantaloni, notes in carta di riso, album fotografici tradizionali, braccialetti, magliette e anche un bel kimono thailandese!


I braccini corti al Night Bazar


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